Onorevoli Colleghi! - I recenti fatti di luttuosa violenza a margine di eventi calcistici hanno ricordato a noi tutti che le precedenti esperienze, a cui erano seguiti specifici provvedimenti di legge, a nulla sono servite e che l'imbarbarimento rappresentato dal trasformare una occasione di spettacolo sportivo in una occasione di guerriglia urbana, nella quale vengono mortificate la dignità dello Stato e la vita dei suoi uomini, non solo non è stato in alcun modo ridimensionato, ma diviene, anzi, ogni giorno più tracotante e aggressivo e minaccia concretamente anche gli spazi di libertà dei singoli cittadini.
      Esprimiamo la convinzione che nei confronti di simili degenerativi fenomeni non possa mostrarsi alcuna tolleranza e riteniamo, soprattutto, che i margini di discrezionalità nell'applicazione delle misure sanzionatorie o, ancora più, delle misure finalizzate alla prevenzione, che hanno accompagnato la normativa specificamente emanata nel corso degli anni, abbiano di fatto nociuto alla efficacia di tali misure concretamente vanificandole e lasciando così irrisolto il problema.
      Affrontare con determinazione il fenomeno della violenza connessa allo svolgimento delle manifestazioni sportive può significare introdurre nuove e specifiche figure di reato, così puntando alla loro tipizzazione, ovvero mirare ad una maggiore efficacia della normativa vigente, presupponendone la validità di fondo. Noi propendiamo per questa seconda impostazione, anche perché il progressivo aumento delle figure tipiche di reato finisce paradossalmente per aumentare gli spazi di impunità ogni qual volta una specifica

 

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condotta non sia esattamente riconducibile alla fattispecie di reato tipicamente prevista. Così facendo, inoltre, non si interviene a modificare il quadro normativo complessivo e non si introducono, quindi, ulteriori elementi di complicazione normativa per quanti operano nel settore e sono chiamati a mantenere un quadro rispondente al principio di legalità.
      Riteniamo che la specificità della materia, le mutevoli esigenze dell'ordine e della sicurezza pubblica nei vari momenti storici e le connessioni con ambiti amministrativi in un settore, quale quello sportivo, da sempre e giustamente assistito da una spiccata autonomia, rendano preferibile la strada della legge delega che fissa i princìpi cardine da applicare e consente, al contempo, di prevedere dinamici aggiornamenti con quella snellezza assicurata dai provvedimenti governativi rispetto ai quali il Parlamento può svolgere un'attività consultiva e di controllo.
      In questa logica riteniamo che il Governo debba procedere alla modifica della normativa vigente restringendo gli spazi di discrezionalità nell'applicazione delle misure di repressione e di prevenzione previste dagli articoli 6 e seguenti della legge 13 dicembre 1989, n. 401, e successive modificazioni, al fine di rendere più cogenti le misure per la sicurezza strutturale degli impianti sportivi e di recidere in via definitiva il «cordone ombelicale» che continua a legare le società sportive con le frange del tifo estremo.
      Andranno così resi obbligatori invece che facoltativi l'arresto per le ipotesi di violazione delle norme della legge n. 401 del 1989, il divieto di ingresso negli impianti sportivi per chi si sia reso responsabile dei fatti che la stessa legge sanziona con questa misura e il connesso dovere di presentazione presso gli uffici di polizia.
      Deve essere inoltre previsto che quegli impianti che non saranno stati adeguati alle norme di sicurezza strutturale saranno inutilizzabili per qualunque manifestazione sportiva o di intrattenimento fino alla verifica dell'avvenuto adeguamento.
      Va, infine, inasprito l'aspetto sanzionatorio a fronte del crescente allarme sociale destato da questi episodi di violenza e lo si può fare senza incidere sui livelli di pena edittale, ma semplicemente inibendo il giudizio di comparazione tra le circostanze aggravanti eventualmente sussistenti con le circostanze attenuanti che finirebbero per ricondurre a una valenza bagatellare condotte invece gravissime e pericolose in sé e per gli scenari che prefigurano.
 

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